8 febbraio 2007
L’ATTESA (14-10-2002)
Di nuovo. Agnese sente che è il momento. L’addome le si è fatto sodo come un uovo.
“È più duro del solito!” esclama. E Michele sorride.
“Si sta riferendo al pancione”, intervengo, smontandogli il castello delle sue allusioni di carta.
“Andiamo!”.
Mia madre ha preso i provvedimenti del caso. Rifare il letto. Può sempre arrivare qualcuno... alle tre del mattino.
La valigia con tutto l’occorrente è già nell’ascensore. Date le dimensioni -dell’ascensore-[1metroper1metro], c’entra solo lei -la valigia-… “Controlla che nessuno chiami l’ascensore!”. Mia madre. E sono sempre le tre del mattino. Forse il suo cervello è stato programmato in Australia. Lì sarà più o meno mezzogiorno.
E si parte / di corsa a Caserta. Mia sorella comincia ad insinuare che forse è solo un falso allarme. Ma ormai siamo a metà strada. E per Michele non c’è mai del falso in un allarme lanciato da Agnese. Una volta pigiato il pulsante rosso, lui va e basta. Meglio rischiare di arrivare fino in clinica e dover appurare che non era il momento, che continuare a passare una notte insonne perché la sua futura consorte non è convinta che sia tutto normale. E lo tartassa finchè se ne convinca anche lui.
La luna non è ancora piena. Qualche giorno ancora e sboccerà nel giardino satellitare. Tonda e bianca, come il pancione di mia sorella. Ma con più ombelichi.
La mutti, seduta accanto a me, è rimasta con il bloccasterzo in mano. Un mostro rosso che dovrebbe proteggere l'auto da eventuali tentativi di furto. Quell'auto, la sua Lupo celeste. Un auto, che se fosse l'unico modello disponibile in tutto il mondo manderebbe in fallimento le società che l'hanno progettato, quel piatto rosso, dove -lei- prova ad infilare la testa ogni volta che Michele prova ad accelerare.
Siamo tutti molto svegli nonostante l’ora… vabbè, mia madre non fa testo… già sta prendendo appunti per il pranzo.
Pensieri contorti si attorcigliano nella mente e prendono forma. Puoi vederli, se chiudi gli occhi. O se non dormi da parecchie ore, come noi. Nitide fotografie di un bambino che forse oggi verrà alla luce donandoci la luce.
Vedo quel bambino nel sorriso del padre che si riflette nello specchietto retrovisore, nella sua eccitazione abbracciata alla paura più tenera del mondo. Sentimento ignoto, gusto mai provato/
lo vedo tra i contorni dei sospiri di sua madre, che ogni tanto si volta e interseca sorrisi a bronci improvvisi, colorati, come le stelle filanti che le si intrecciano alle dita mentre accarezza il suo ventre e culla il suo bambino con ninnananne d’attesa.
Lo vedo.
Avrà i capelli scuri. E sarà come scartare il regalo più bello e inaspettato che la vita avrebbe potuto scegliere.
Per tutti noi.
…
Di nuovo in autostrada. Sono le cinque del mattino. Dovremo aspettare una settimana, ancora. Tornare per il ventidue di ottobre.
Per il viaggio di ritorno mia madre il bloccasterzo lo sta usando come cuscino. Scomodo, ma utile. Se non altro è sicura che i suoi sogni non glieli ruba nessuno... Io continuo a vedere pensieri materializzarsi sull’asfalto ingoiato dalla notte. Penso a cosa mettermi nel panino, più che altro. Perchè all'alba fame e sonno si tengono per mano.
Michele continua ad essere eccitato: è pur sempre la prima volta che guida in autostrada! Si volta verso Agnese e le sorride. Ma lei è lontana. Sulla scia di altre comete
.
.
.
| inviato da il 8/2/2007 alle 17:50 | |
|